Benvenuto sul mio sito. Sono Pippi Mellone e sono sindaco protempore della città di Nardò. Sono stato eletto sindaco il 19 Giugno 2016, alla guida di una coalizione trasversale ( 50,28%). Poco più di cinque anni dopo, il 4 ottobre del 2021, ancora una volta alla guida di una coalizione civica trasversale ed estranea ai partiti tradizionali (Pd, Italia Viva, Forza Italia ecc.), sono stato riconfermato alla guida della città. Tre neretini su quattro, già al primo turno, hanno scelto di continuare la mia rivoluzione gentile, operosa e verde e mi hanno tributato un incredibile consenso del 74,08%. Si tratta del risultato più alto d'Italia in una città con oltre 15.000 abitanti". |
MELLONE IL FASCISTA? SI TRATTA SOLO DELLA DISPERATA MONTATURA DEL CIRCO MEDIATICO ANTIMELLONIANO.8/31/2021
Quotidiano: "Nardò, il video del sindaco che fa il saluto romano fa il giro del web
La Repubblica: "Nardò, saluto fascista per il sindaco di destra che vota Emiliano alle primarie del Pd" La Stampa: "l'ex CasaPound che fa il saluto romano, Pippo Melloni il candidato con Emiliano che imbarazza Zingaretti" La nuova Sardegna: "Nardò, saluto fascista per il sindaco di Casapound che vota emiliano alle primarie Pd" La Repubblica: "Pd, a Emiliano i complimenti del sindaco ex Forza Nuova: "Abbiamo fatto benissimo a sostenerlo"
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La demonizzazione dell'avversario politico in Italia passa sempre da lì. Ed ecco l'accusa montata ad arte anche contro di me, che sono sindaco di una coalizione civica, mi ripropongo con una coalizione civica e vengo da Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. In questo articolo di Carlantonio Solimene vengo citato pure io, accusato di essere di Casapound perché votato anche da Casapound. Notizia: mi votano anche comunisti, socialisti, grillini, ex democristiani e tutti quelli che vogliono una città vivibile, ricca di verde, con strade sicure e ben fatte... l primo tentativo era stato il Ddl Zan. Ma alla fine l’argomento non scaldava i cuori più di tanto. Poi era stato il turno dello Ius Soli. Ma tra le fila grilline subito erano arrivati i distinguo. Allora la scelta era caduta sull’etichetta «no-vax». Ma le immunizzazioni di Salvini e Meloni avevano spento la polemica sul nascere.
E allora, a sinistra, per ricompattare partiti ed elettorato alla vigilia delle amministrative, si è ripescato un evergreen della demonizzazione dell’avversario: il pericolo fascista. Quale occasione migliore di un voto che cade grosso modo nel centenario della fondazione del Partito Nazionale Fascista per suonare l’ennesima chiamata alle armi contro i nostalgici neri? L’occasione - d’oro - l’ha fornita improvvida uscita del sottosegretario leghista Claudio Durigon sull’eventualità di reintolare il parco Falcone-Borsellino di Latina ad Arnaldo Mussolini, come si chiamava un tempo. Un infortunio sul quale il fedelissimo di Salvini ha provato a ritrattare, ma ormai era troppo tardi. Sono partite raccolte firme, le mobilitazioni della solita intellighenzia, il pressing dell’Anpi, le intemerate di Letta. Così, alla fine, davvero Durigon potrebbe cedere al passo indietro, specie dopo le parole di Salvini pronto a «valutare con il sottosegretario cosa fare per il bene suo, del governo e del Paese». Ma, c’è da scommetterlo, le eventuali dimissioni non saranno sufficienti ad archiviare la questione. Perché c’è da ricompattare una coalizione che, mai come questa volta, si presenta lacerata alle amministrative. Divisa a Roma tra tre candidati (Gualtieri, Calenda e Raggi) così come a Napoli (Manfredi, Bassolino e Clemente) o in Calabria (Bruni, Oliverio e De Magistris), la sinistra ha deciso di agitare l’unico tema che davvero unisce una compagine così variegata: il manganello antifascista. Ne ha fatto le spese anche il candidato del centrodestra a Milano, il pediatra Luca Bernardo. Persona moderata (la sua campagna elettorale è cominciata col riconoscimento del lavoro del sindaco uscente, Giuseppe Sala), inchiodata però a una dichiarazione: «Non distinguo le persone tra fasciste e antifasciste, ma solo in base all’esperienza e la competenza». Sala, in virtù di queste parole, l’ha definito «indegno di guidare la nostra città», lui ha replicato denunciando una «polemica montata ad arte». Per chiosare, la Giunta del sindaco ha esteso il campo di applicazione della «patente antifascista» - una dichiarazione di rispetto dei valori della Costituzione repubblicana - diventata obbligatorio anche per le associazioni che vogliano gestire immobili a lungo termine, e non più solo per concessioni temporanee di spazi. Nel frattempo, un’altra serie di grandi e piccoli episodi simili andava costellando le cronache. A Bologna suonava la rivolta contro l’invito alla Festa dell’Unità del deputato di FdI Galeazzo Bignami, ancora inchiodato a un goliardico travestimento da nazista al suo addio al celibato, una quindicina di anni fa. Il ministro Franceschini finiva nella bufera per aver nominato alla direzione dell’Archivio di Stato Andrea De Pasquale, colpevole di aver definito «statista» Pino Rauti. E dal Pd si dimetteva persino un senatore, Dario Stefano, per protestare contro l’endorsement del governatore pugliese Michele Miliano a Pippi Mellone, sindaco di Nardò vicino a CasaPound. Mobilitarsi oggi per raccogliere i frutti domani. Se, come prevedibile, nelle città più importanti al voto si andrà al ballottaggio tra il candidato del centrodestra e il «vincente» dello sprint a sinistra, occorrerà rimettere insieme i cocci che erano divisi al primo turno. E, archiviato l’antiberlusconismo, c’è bisogno di un’altra bandiera identitaria condivisa. «Occhio che qui vincono i fascisti». Finito un anti, se ne fa un altro. Mellone scrive a PatuanelliLettera aperta del sindaco Pippi Mellone al ministro delle Politiche agricole e forestali Stefano Patuanelli. Nella stessa il primo cittadino risponde alle parole critiche che il ministro ha usato sul suo rapporto con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e sul sostegno annunciato da quest’ultimo alla sua ricandidatura a sindaco di Nardò. Di seguito il testo della missiva pubblica.
“Sig. Ministro, ho letto la sua dichiarazione e ne sono stato colpito negativamente, perché entrambi siamo rappresentanti dei cittadini e, francamente, le sue critiche sono immeritate, probabilmente frutto di pregiudizio e cattiva informazione. Da anni ricevo attacchi quotidiani, veicolati anche attraverso organi di stampa nazionali, non solo perché ho vinto le elezioni nella mia città in barba a tutti i partiti tradizionali, ma anche perché desidero un superamento della guerriglia tra nostalgici. Da sempre auspico una pacificazione nazionale. Io sono un sindaco civico, espressione democratica di una coalizione trasversale nella quale si riconoscono uomini e donne per bene, cittadini che, mettendo da parte le ideologie, scelgono programmi, idee, visione del futuro, libertà. Una coalizione nella quale non c’è spazio per i partiti nazionali perché deve rappresentare il territorio: tutti i miei candidati sono svincolati dai partiti. La mia storia politica inizia in Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale, del quale sono stato dirigente nazionale, e prosegue in Fli (Futuro e Libertà), l’esperimento politico di Gianfranco Fini che vide protagonisti Antonio Pennacchi, Filippo Rossi, Gianmario Mariniello, Umberto Croppi, Benedetto della Vedova, Fabio Granata, Flavia Perina, Angela Napoli, Salvatore Tatarella e tante altre personalità d’alto spessore, impegnate a provare una buona politica post-ideologica. Non sono mai stato iscritto a Casa Pound. Non sono mai stato iscritto a Forza Nuova. Ma dialogo con tutti: da destra a sinistra e viceversa. È questa una colpa? Non credo! Soprattutto non può esserlo mentre a Roma, a sostenere il governo del quale fa parte ci sono assieme praticamente tutti: dal Pd a Forza Italia, dalla Lega al Movimento 5 Stelle. Un governo del dialogo, che supera le ideologie, gli schieramenti, gli steccati, le etichette. Non c’è poi tanta differenza con la storia del mio gruppo, che negli anni ha votato andando oltre gli steccati. I nostri voti sono andati a Michele Emiliano perché è una persona per bene, come sono andati a persone stimabili della Lega o dei Cinque Stelle, tra i quali – lo ricordo per completezza – anche il vicepresidente del Consiglio della Regione Puglia Cristian Casili. Sono fatti noti e documentati, perché noi non abbiamo mai fatto politica nell’ombra, barattando il consenso, ma abbiamo sempre deciso democraticamente e alla luce del sole. D’altronde, anche senza valutare le scelte elettorali, per me ed il mio gruppo parlano le azioni, i fatti, ciò che facciamo ogni giorno per la mia città e per i suoi abitanti: per i lavoratori delle campagne, per i migranti, per gli ultimi, per gli invisibili, per i diritti di tutti, spesso organizzando delle iniziative assieme al partito radicale. Lei è il ministro dell’Agricoltura. Venga a Nardò appena può. Abbiamo 190 chilometri quadrati di territorio, una forte vocazione agricola, una storia segnata dalla trentennale emergenza dei lavoratori migranti che solo ora, durante il mio mandato, stiamo faticosamente superando. Abbiamo una squadra di basket neopromossa in A2, la invito a venire a vederne una partita. So di farle cosa gradita conoscendo la sua grande passione per la pallacanestro, in comune peraltro con il presidente Emiliano. Purtroppo, una certa stampa in Puglia e anche fuori dalla Puglia non ama la verità e non ama le persone libere. E poi, lo sanno pure le pietre, esiste una guerra tra bande che in mancanza di argomenti usa il Sindaco di Nardò come pretesto, manipolando per l’occasione un vecchio video risalente a quand’era ragazzino. Ma oggi, a distanza di tantissimo tempo, usare quel video è ridicolo. La verità è che io sono uomo libero, un uomo del popolo e governo in nome del popolo. Sono figlio di un muratore. Ho studiato grazie al sudore di mio padre, della mia famiglia, prendendo il treno la notte per fare gli esami il giorno dopo. Sono un giovane uomo come tanti, dalla parte delle persone normali, senza potentati, massonerie, circoli e circoletti alle spalle. Sono nato nel 1984. Fascista o comunista, estremista o moderato, sono etichette che a me stanno strettissime. Io ogni santo giorno mi sveglio e lavoro a servizio della mia città, della Puglia, dell’Italia e della Costituzione sulla quale ho giurato. Emiliano lo sa, per questo mi vuole bene. E lo sanno anche i miei concittadini. Per questo mi vogliono bene”. In Salento è nato un nuovo fenomeno politico trasversale. Lo chiamano “mellonismo”. ![]() di Marcello Veneziani Sarà un effetto della Taranta, ma in Salento, in Puglia, è nato un nuovo fenomeno politico trasversale. Lo chiamano “mellonismo”, ma il cocomero in questione non si riferisce alla Meloni ma al Mellone, come si dice da queste parti rafforzando la elle. Per la precisione Pippi Mellone, sindaco di Nardò, vicino a Casa Pound che gode di un largo consenso cittadino ed è sostenuto pubblicamente nella sua riconferma dal governatore di Puglia, Michele Emiliano, pidino quanto basta, ecumenico quanto serve, autoreferenziale quanto più è possibile, ma leale e ardito in questo caso, perché professa apertamente la sua ammirazione per il “camerata” Pippi, rende manifesta la sua amicizia pericolosa con il “ fascista” e perfino la sua gratitudine e ammette che non bisogna mai giudicare fermandosi alle etichette e al partito preso. Naturalmente l’intreccio “perverso” tra i due è criticato dalla sinistra locale, il senatore pidino del posto, Dario Stefano, si dissocia e si auto-sospende dal partito per protesta contro il governatore barese dalle larghe spalle e dalle più larghe intese; prima di lui l’ampia Teresa Bellanova è insorta contro il mostruoso amplesso, la presidente dei senatori pidini, Simona Malpezzi ha scomunicato ufficialmente l’abbraccio, ritenendolo inaccettabile, “con un sindaco di estrema destra”… Ma a dir la verità tutti hanno attaccato la provenienza, la collocazione del sindaco ma nessuno ha fatto critiche nel merito al suo operato di sindaco. Magari poi qualcosa troveranno, o meglio a qualcosa si attaccheranno per la campagna elettorale, con il loro candidato sindaco e antagonista. Ma hanno da rinfacciargli solo di avere opinioni diverse e “inaccettabili”. Anche perché Pippi Mellone è benvoluto a Nardò e non solo, ha fatto cose egregie. Nell’augurargli in bocca al lupo, Emiliano ha ricordato che Mellone si è battuto per tutelare i lavoratori delle campagne pugliesi ed è suo merito l’ordinanza di divieto di lavoro nelle ore più calde. Un sindaco sociale, dalla parte dei lavoratori, ha fatto più cose di sinistra lui… E poi le opere pubbliche, il lungomare, il parco urbano, l’abbattimento dell’ecomostro. Mellone stesso in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno (che ha sospeso le pubblicazioni con gran dolore di chi, pugliese, la considera parte integrante della pugliesità, un organo del suo corpo) ha detto con ragionevole trionfalismo che “Nardò è un gigantesco cantiere: abbiamo mobilitato 35 milioni di euro, lavoriamo giorno e notte. Oggi nessun Sindaco può dire che “va tutto bene”, ma la vita è fatta di sfide. Qui va tutto al massimo». Lui invece va in bici, come un sindaco qualunque di sinistra, ma non rinnega la sua vicinanza a casa Pound e il suo diverso giudizio storico sul 25 aprile e sull’antifascismo, ma sa distinguere, sa rendere onore a chi se lo merita, non ha i paraocchi inversi. Il caso Mellone esplode a pochi giorni dalla morte improvvisa di uno scrittore diventato simbolo del cosiddetto fasciocomunismo: Antonio Pennacchi da Littoria, impropriamente ribattezzata Latina; un radicale libero, fascista di sinistra che si candidò pure con l’ultimo Fini di Futuro e Libertà. Autore di due libri anomali nel panorama narrativo italiano; uno dedicato al Canale Mussolini e l’altro appunto al “fasciocomunista”, da cui fu tratto il film “Mio fratello è figlio unico”. Il fasciocomunismo è una tentazione serpeggiante tra gli eretici scontenti della destra e della sinistra, in passato vivo soprattutto in ambienti del neo-fascismo di sinistra; ha una sua storia antica, risale perfino all’epoca fascista, poi riaffiora nel dopoguerra e riappare negli anni ottanta. Una serie di fidanzamenti e civetterie, mai coronati da nozze, tra esponenti di sponde avverse… Inutile rifare la storia di quel che un tempo chiamavamo Fascio e Martello, a cui noi stessi dedicammo non poche attenzioni; è storia vecchia, ormai, quando le ideologie si usavano ancora e la storia si affacciava nella vita corrente e suggeriva deviazioni di percorso e sintesi inaudite. Diciamo che si tratta di una storia intellettualmente intrigante ma politicamente sterile, perché genera belle provocazioni, alimenta spumeggianti ribellioni, sconvolge gli schemi rigidi, ma non dà frutti e spesso genera velleitarie illusioni. Qualcuno nutriva la convinzione quasi matematica che sommando due etichette ritenute negative e sorpassate si potesse produrre un esito positivo e innovativo. Il caso Mellone-Emiliano non è inscrivibile nel fasciocomunismo, semmai in quelle corrispondenze d’amorosi sensi che ogni tanto prendono politici di versanti opposti, al di là delle loro convinzioni; ricorda al più il milazzismo, benedetto da Palmiro Togliatti, ovvero l’esperimento siciliano in cui comunisti e missini collaborarono insieme ma non per molto. D’altra parte, se un abitante dei decenni scorsi si affacciasse nel presente, non resterebbe sconvolto a vedere Pd e Berlusconi, Sinistra e Lega insieme al governo guidato da un tecnico e farcito pure di grillini? Quella di Emiliano verso Mellone è una forma di amicizia e adozione a distanza, non è un governo fatto insieme. Insomma nell’ordine degli scandali il fasciocomunismo vero o presunto rappresentato dalla coppia Mellone-Emiliano, non è dei più sconvolgenti, anzi è qualcosa di casereccio, di pugliese, come mettere insieme riso, patate e cozze, ovvero mare e terra, per restare in una metafora golosa che a Emiliano il canaruto non dispiace. O se preferite una versione più nazionale, il loro amplesso è un po’ come Prosciutto e Mellone, dove Emiliano fa la parte del Prosciutto. Non fasciocomunismo dunque, ma prosciuttomellonismo di Redazione del Nuovo Quotidiano di Puglia
"Riunire il centrodestra attorno alla figura di Pippi Mellone". E' la sfida lanciata da Roberto Marti, commissario regionale della Lega a poche ore dal caso Nardò esploso con il sostegno dichiarato dal governatore Michele Emiliano al sindaco in corsa per il bis. Marti, da sempre considerato vicino a Mellone negli equilibri politici del territorio, ribalta lo schema e, a poche ore dall'autosospensione dal Pd di Dario Stefàno per le dichiarazioni di Emiliano, rivolge un appello a Fratelli d'Italia e a Forza Italia i cui vertici regionali e provinciali sono da tempo in contrasto con lo stesso Mellone. "Il Pd in Italia come in Puglia - dice Marti in una nota - vive una crisi di identità e di visione politica ormai inarrestabile. La sospensione dal partito del senatore leccese Dario Stefano ne è ultima ed evidente prova. Tocca a noi, dunque, presentare agli elettori un centrodestra forte, unito e rigenerato, che antepone gli interessi dei cittadini e di buon governo a quelli di parte, di corrente o personali. Abbiamo l'opportunità di partire con questo nuovo modello proprio da Nardó, riunendo il centrodestra intorno a un sindaco giovane e diffusamente apprezzato da tutti (anche dagli avversari) come Pippi Mellone". "Con Fratelli d'Italia e Forza Italia un tavolo per la Destra" Una posizione, quella di Marti, che non mancherà di suscitare ancora discussioni. Con il commissario leghista che aggiunge: "Rivolgo questo appello agli alleati di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, oltre che alle forze civiche di centrodestra, per recuperare lo spazio e il tempo perso, puntando su uomini e donne capaci e riconosciuti per cultura nonché per valori di destra. Porrò questo tema al prossimo tavolo del centrodestra pugliese per rilanciare il percorso della nostra area politica che è indubbiamente maggioranza nei territori se è unita e punta su canditati capaci e vincenti come Pippi Mellone". Emiliano, endorsement a Mellone: «Mi ha aperto la mente»
Tra le oltre 1200 reazioni al mio post su facebook del 3 Agosto ce n'è stata una che ha scatenato un maremoto. Si tratta del messaggio di Auguri di Michele Emiliano. Tutti i giornali locali e nazionali ne hanno parlato. Tra questi non poteva mancare il quotidianodipuglia.it, che scrive così:
di Alessandra Lupo
Un endorsment a sopresa ma non troppo quello di Michele Emiliano per il sindaco di Nardò Pippi Mellone, che a ottobre correrà per succedere a se stesso alla guida della cittadina salentina. il post entusiasta - Nei commenti al post di presentazione della candidatura di Mellone, il presidente della Regione ha infatti palesato il suo pensiero sul sindaco, tessensone le lodi sotto il profilo amministrativo, umano ma soprattutto politico. «In bocca al lupo al sindaco che ha aperto la mia mente per tutelare i lavoratori delle campagne pugliesi con l’ordinanza di divieto di lavoro nelle ore più calde - scrive Emiliano -. Al sindaco che ha fatto cadere i miei pregiudizi ideologici, che mi ha insegnato a unire anziché a dividere. Al sindaco e all’amico leale che mi ha sempre aiutato quando ho avuto bisogno di lui. Al sindaco che mi ha provato che politica e amicizia non possono essere disgiunte. Andiamo avanti insieme, con le braccia aperte pronte a stringere tutta l’umanità senza distinzioni di razza, di religione e di idee, dimostrando che anche il punto di partenza più difficile e sbagliato puó diventare l’inizio di una storia piena di eguaglianza, di giustizia e di libertà. In bocca al lupo Pippi!!! Forza Nardó!». La scelta di campo nel Comune -Un passaggio che sancisce ed esplicità la comune visione sul superamento degli steccati ideologici che entrambi portano avanti da diversi anni, avendo costruito coalizioni allargate e ibride che nel tempo si sono consolidate. E che soprattutto rappresenta un duro colpo per il centro sinistra neretino costituito da Pd, 5 Stelle che sostiene Carlo Falangone. ![]() |
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